IL VALORE DELLA CREATIVITÀ

Articolo di Emiliano Palma

La creatività è per definizione un valore immateriale, difficile se non impossibile da descrivere compiutamente, e proprio questo da origine a numerosi fraintendimenti sulla sua reale importanza all’interno del progetto.

Addirittura, in alcuni si può formare l’idea che la creatività sia un fattore negativo, quasi un “ostacolo” allo sviluppo del progetto, e che il designer sia una figura che rallenta o complica l’iter del progetto.

Un primo, pericoloso e diffuso luogo comune, vede il designer come l’eterno bambino, che si trastulla con inutili complicazioni estetiche, rendendo complesse anche le cose più semplici. Questa è la visione diffusa in molti dipartimenti di engineering, che vedono il team di creativi come una sorta di “team avversario”, magari all’interno della stessa azienda. E c’è da dire che, in molti casi, la creatività è effettivamente ridotta a uno sterile esercizio di stile, un “make-up” applicato a posteriori su un concept di prodotto già definito. Il messaggio, diffuso spesso fino ai più alti livelli manageriali, è più o meno: “questo è il prodotto finito, ora abbellitelo un po’ ma senza rovinarlo o farlo costare troppo”.

Con questo tipo di approccio, il contributo del designer è destinato ad essere misero, o addirittura deleterio. L’opera del creativo infatti non è coinvolta nella definizione del concept, e diventa perciò astrusa dalla realtà, qualcosa che spaventa i tecnici della progettazione perché non ne capiscono il senso e la necessità. I tecnici, come conseguenza, si porranno in atteggiamento antagonista verso il designer, rifugiandosi in soluzioni progettuali consolidate in progetti precedenti, ed osteggiando qualsiasi proposta avanzata dal designer: “abbiamo sempre fatto così ed è sempre andato bene, perché cambiare?”.

Questo famigerato dualismo designer-ingegneri, che molti di noi hanno sperimentato spesso, tipicamente nei progetti automotive, porta alla frustrazione di entrambi gli attori, sia del creativo che dell’ingegnere, i quali non riescono a lavorare in sinergia e trarre beneficio uno dall’altro.

Il vero creativo, invece, non dovrebbe essere un Cappellaio Matto, che tira fuori dal cilindro un’idea strampalata per “abbellire” un prodotto già progettato. La creatività diventa una risorsa preziosa e distintiva, al contrario, solo quando è intesa all’interno di un confronto tra diversi professionisti e diverse competenze. In quel caso, la competenza, la passione ed il lavoro di squadra fanno da volano e originano la scintilla per lo sviluppo di idee realmente creative, innovative ma anche concrete.

Un secondo, altrettanto diffuso falso mito vede la creatività come una dote magica, una sorta di talento metafisico, attivabile a comando. Il messaggio, in questo caso, potrebbe essere tradotto come: “buttami giù un’idea in cinque minuti, tu che sei bravo a disegnare”.

Ovviamente il talento creativo è, almeno in parte, innato e connesso al modo di essere del creativo. Ma molto di più, la creatività è un talento che va allenato, nutrito e perfezionato. Come un ginnasta passa molte ore a perfezionare movimenti ad allenare ogni singolo muscolo del proprio corpo, ma anche ad acquisire stabilità psicologica, per dominare la tensione e focalizzare l’obiettivo; così il designer nutre la propria creatività con un continuo studio, ricerca, curiosità su tutto ciò che lo circonda, ma anche continuo esercizio ed aggiornamento sulle diverse tecniche esecutive.

In questo senso, il designer non smette mai di lavorare, perché continua a pensare al progetto anche appena prima di dormire, o mentre la domenica è al parco… La creatività è una sorta di “ossessione positiva” che porta continuamente ad associare e sintetizzare esperienze, studi, tecniche, prese anche da mondi lontani e poi condensate nelle soluzioni progettuali. Potremmo dire che, in ogni progetto creativo, c’è una sorta di sintesi ideale delle diverse conoscenze che il designer ha acquisito fino a quel momento.

Questa capacità di sintesi, di considerare contemporaneamente esigenze tecniche, estetiche, funzionali, rispondendo anche a istanze emozionali e immateriali, è il valore più profondo della creatività, e rende il designer una figura unica ed insostituibile nel processo progettuale. In quei contesti in cui tale valore è compreso appieno, e si mettono in condizione designer, tecnici, esperti di marketing di lavorare assieme fin dal principio, alla definizione stessa del prodotto, la creatività può esprimere compiutamente tutta la sua potenza e il suo valore di innovazione.

E’ questa la visione che noi in Model 5 abbiamo della Creatività: è lo spazio ideale, all’interno del processo progettuale, in cui gli attori si sentono liberi di esprimere le proprie idee perchè, incontrandosi e combinandosi, diano vita a qualcosa di completamente nuovo e inaspettato. Questo spazio magico e poetico, è nello stesso tempo frutto di rigorosa disciplina e studio, è il momento  in cui gli anni di studio e le diverse esperienze pregresse emergono e fioriscono, dando vita ad invenzioni concrete e idee non convenzionali.

La sfida, in un mercato in cui le tempistiche e le fasi del lavoro sono sempre più contratte, in cui il TEMPO è il parametro inesorabile di riferimento, è mantenere per i Creativi il giusto spazio e tempo, perché possano esprimere il proprio potenziale in modo realmente efficace.

Per affrontare questa sfida, in aiuto ai Creativi arrivano nuove modalità organizzative, più snelle e orizzontali, ma anche e soprattutto lo sviluppo di nuove risorse tecnologiche e informatiche. Lo sviluppo rapidissimo di nuovi software di supporto alla creatività, è infatti in grado di accelerare i processi senza ridurne la qualità, aumentando esponenzialmente gli strumenti a disposizione del creativo. Modellazione poligonale, realtà aumentata, virtualizzazione sono solo alcune delle competenze con cui i nuovi creativi devono necessariamente misurarsi, per poter esprimere compiutamente il proprio talento.

Ovviamente, i nuovi strumenti non sono che potentissimi “esaltatori” della creatività: ma al centro resta il designer e la sua ricerca del “contenuto”, che non è mai contrattabile! Perdendo il focus sul contenuto, la contrazione temporale della ricerca creativa, rischia di ridurla a semplice esercizio di stile: “un bel disegno”, ma privo di profondità. Questo è il grande pericolo da evitare.

Solo così, anche in futuro il design continuerà a cambiare il mondo (di nuovo).